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Cottanello antico

Alt. tot. 134,8 cm, diam labrum 165,5 cm

Età imperiale (II – III d.C.)


Scheda opera

Labrum su supporto

 

Nella collezione M. è presente questo monumentale labrum su supporto di dimensioni eccezionali in cottanello antico. I labra erano comunemente utilizzati per la raccolta di acqua fredda nel calidarium, l’ambiante più caldo delle terme romane, poiché il marmo mantiene più facilmente l’acqua fredda; erano collocati al centro di stanze circolari con impluvium.

Il marmo Cottanello è caratterizzato da un elevato contenuto di ferro con venature di calcite, da cui la distintiva colorazione bianca e rossa, e veniva estratto solo da una cava presso Cottanello, vicino alla città di Rieti nel Lazio. L’origine antica del marmo utilizzato per il nostro esemplare è comprovata proprio dalle sue stesse caratteristiche mineralogiche: per le maggiori e sottili venature di calcite bianca che lo attraversano in un disegno complesso e per il rosso intenso della marna. Un confronto è possibile con otto piccole colonne (alt. 2,5 m circa) nella cappella laterale della Cattedrale di Spoleto identificate da Henry Pullen come romane (II – III d.C.) di Cottanello antico come il nostro labrum e concorde è Monica Price dell’Università di Oxford, Museo di Storia Naturale, che ha rintraccianto le caratteristiche tracce di ematite. Infatti, quando la cava fu riaperta intorno al 1644 per fornire il marmo a Gianlorenzo Bernini per la realizzazione delle colonne per la navata della Basilica di San Pietro a Roma il marmo presentava una varietà diversa con venature diffuse di bianco in una marna di tonalità giallognola.

Il labrum risulta composto da due parti dello stesso marmo tenute insieme da un perno in ferro databile, a seguito di analisi specifiche, nel XVII secolo. Il supporto, che è stato rilavorato e rilucidato adattandolo al grande bacino superiore, è caratterizzato: da una base con due modanature concentriche con cyma reversa ionica e toro; il fusto rastremato è percorso da scanalature; poi segue un secondo toro e una fascia liscia svasata fino al collare di ovuli e dentelli. Il perno in ferro, fissato sulla cima del supporto, si adatta ad un foro alla base del bacino. Da notare la differente misura di circonferenza della base del labrum e della parte di appoggio del supporto, che fa ipotizzare una modifica dello stesso e un adattamento con una riduzione della parte terminale.

La parte esterna del bacino è caratterizzata dalle baccellature profondamente lavorate, ben rigonfie, che risalgono la superficie a raggiera formando la decorazione esterna del corpo del labrum. Un ampio listello liscio, non rilavorato, con ampia svasatura unisce le baccellature alla circonferenza ampia del bordo con ovuli e dentelli. L’interno il bacino presenta una fascia lavorata cui segue il marmo appena abbozzato, nella zona che doveva essere ricoperta di acqua. Nel centro un largo discus (diam. 25 cm) con foro moderno.

Il labrum è strutturalmente integro, presenta alcune fratture e scheggiature sugli ovuli e sui dentelli del bordo, riparate con piccole integrazioni e una frattura, che segue la venatura di calcite bianca, unita con grappe in due punti. Le grappe in ferro erano state ricoperte di piombo e per la loro lega metallica analizzata, risultano databili alla fine del XIX secolo. Quindi il reperto subì due diversi interventi di fissaggio e di consolidamento in momenti diversi e questo secondo Brian Gilmour del Laboratorio di Ricerca di Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università di Oxford rafforzerebbe la cronologia antica del reperto.

L’interno del bacino mostra un’evidente calcificazione per l’utilizzo precedente come bacino d’acqua, la cui tracimazione ha creato una consunzione del bordo lunga circa 15 cm ed è stata scavata una canalina di scolo probabilmente in un periodo tardo. Inoltre all’interno del bordo a intervalli regolari sono stati collocati dei perni di piombo, che indicano la presenza di un fissaggio superiore.

Studiato da numerosi esperti, visionato da Patrizio Pensabene, e confrontato con altri esemplari antichi da Annarena Ambrogi utilizzando gli studi raccolti nella sua pubblicazione Labra di età romana in marmi bianchi e colorati, il Labrum può essere considerato antico, con rilavorazione e adattamento del supporto, e collocato nel II – III d.C. , nel momento in cui, seguendo l’esempio dell’imperatore Augusto (31 a.C. – 14 d.C.), si inizia a preferire l’uso di marmo colorato per edifici pubblici e privati. Questa preferenza è particolarmente evidente con gli imperatori Traiano, Adriano e Antonino Pio, nel periodo dal 98 al 161 d.C., quando frequente è il suo utilizzo in scultura, decorazione architettonica e degli interni per pavimenti musivi e rivestimenti.