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60 x 84 cm
Olio su tela


Scheda opera

Giudizio critico

Bambocciata, pellegrini e villici presso le Mura Aureliane

Il soggetto

Il dipinto rappresenta uno scorcio delle Mura Aurealiane a Roma, probabilmente tra Porta Latina e Porta Ardeatina, dove si apre un brano della campagna romana tra i preferiti da pellegrini e viandanti per amene soste durante viaggi di andata o ritorno nella Città Eterna, o bivacchi.

Nella tela si riconoscono in primo piano, sulla sinistra, dei villici seduti all’ombra di un gruppo di alberi, una giovane donna con un bimbo in grembo, rifocillata da un pellegrino, riconoscibile dalle conchiglie di san Giacomo appese sul pastrano marrone.

Sulla destra, quattro giovani uomini giocano a carte, mentre un personaggio di spalle li assiste con un fare poco rassicurante. Sotto, un giovane pastore si riposa accanto ad un bracco, intento a mordicchiare un piccolo osso.


Il dipinto

Questa tela raffigurante Veduta delle Mura Aureliane con pellegrini, villici e giocatori di carte (olio su tela, cm 84x60) è un’importante aggiunta alle opere da cavalletto frutto della collaborazione tra Paolo Anesi e Paolo Monaldi, che la realizzarono intorno alla seconda metà del sesto decennio del XVIII secolo.

Paolo Monaldi operò lungo la strada tracciata dal maestro Andrea Locatelli, portando avanti nel Settecento il paesaggio di tipo arcadico e le bambocciate seicentesche. Come si osserva anche in questa tela, egli trascrisse il mondo degli umili con spirito giocoso e idilliaco, usando una tavolozza brillante e chiara. I suoi soggetti preferiti furono balli di contadini, tarantelle, scene d'osteria con bevitori e giocatori di carte, redigendo scene spezzate, isolate, relative ad un Eden ameno e campagnolo, senza erotismo o violenza. I villani dipinti dal Monaldi sono sempre allegri e sereni, posti all’interno di scene rurali schiette e piacevoli, costruite con piglio fresco e vivace.

La collaborazione tra Anesi e Monaldi è stata esaustivamente messa in luce da Busiri Vici, nel suo fondamentale Trittico paesistico romano (1976), evidenziando analogie e differenze dei due artisti che possono essere considerati a buona ragione tra i maggiori rappresentanti del genere paesaggistico-arcadico del XVIII secolo a Roma.

Una delle prime prove del sodalizio artistico è documentata dalla bella Veduta del Campidoglio e di Campo Vaccino con la chiesa dei Ss. Luca e Martina (Roma, Museo di Roma di Palazzo Braschi), dove si palesa la divisione del lavoro che lasciava ad Anesi la realizzazione dei paesaggi e delle rovine e a Monaldi il partito decorativo e il mondo dell’arcadia pastorale di cui fu il cantore per eccellenza.

La tela in esame riflette in maniera paradigmatica tale ripartizione. A Paolo Anesi ascriviamo la partitura complessiva e la realizzazione del paesaggio e delle Mura; a Paolo Monaldi le figure che popolano con calibrato equilibrio l’intera composizione, rese con vivo gusto realistico e con spiccato senso del colore. Punto di confronto formale, stilistico e cronologico del dipinto è senza dubbio l’opera di maggiore pregio realizzata in collaborazione dai due artisti, ovvero la decorazione della villa del cardinal Flavio Chigi fuori porta Salaria. L’opera che si componeva di quattro grandi teleri fu alienata in blocco verso il 1965; dispersa successivamente sul mercato antiquario, è apparsa recentemente in un’asta.

Come ha giustamente messo in evidenza Busiri, a Villa Chigi mentre Paolo Anesi conferma il suo ruolo di interprete principale della pittura di paesaggio a Roma nella seconda metà del secolo, “Paolo Monaldi si innalza a rappresentante più consono della sua epoca, proponendosi come un figurinista di buon gusto eccezionale e preannunciante i cartoni goyeschi del Prado”. La qualità formale ed estetica della presente Veduta porta a considerazioni che non si allontano molto dal giudizio espresso da Busiri sui teleri Chigi. Palmari analogie e similitudini tra personaggi, pose, stilemi fanno ipotizzare che la tela in esame sia stata eseguita proprio in quel torno di tempo, quando i due ebbero modo di collaborare più da vicino con possibili scambi di idee e delicati suggerimenti estetici. Si veda ad esempio la giovane donna con il bambino in braccio. Essa è un topos nella cultura figurativa di Paolo Monaldi. La ritroviamo nel Paesaggio fantasioso con rovine romane dove, tela già nella collezione Chigi, al posto del pellegrino, un contadino offre da bere alla donna che allatta.

L’impianto di questa Veduta spinge ancora una volta ad un necessario confronto con il Paesaggio fantasioso con rovine romane della serie Chigi, in particolar proprio nella resa delle rovine, realizzate dall’Anesi come una onirica visione. L’articolata sintassi che Anesi e Monaldi sono costretti ad applicare nel ciclo Chigi, si semplifica nella presente Veduta per assecondare una partitura formale ridotta, realizzando un piccolo idillio campestre, nel quale, non lontano dall’eco del teatro popolare romano, l’arcadica visione del mondo e la serena rappresentazione della vita contadina, sta per dar vita alla più tormentata stagione del prossimo paesaggio romantico.