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18 x 25 cm
Olio su tela


Scheda opera

Ecce Homo

Il soggetto

Si tratta di una delle rappresentazioni iconografiche più celebri sulla vita di Cristo: il momento in cui, dopo essere stato flagellato, deriso e incoronato di spine, viene mostrato al popolo esaltato che ne continua a chiedere la condanna a morte.

La scena è raccontata nel Vangelo di Giovanni:

Allora Gesù uscì portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”.                                                                                                                                                                (Giovanni 19, 5)


Il dipinto

Cronologicamente il dipinto potrebbe collocarsi verso la fine del XVI o l’inizio del XVII secolo, in ambito emiliano.  La figura del Cristo presenta un incarnato piuttosto roseo e un aspetto di composta sofferenza: egli si rivolge con lo sguardo al Cielo, quasi incurante delle ferite che sanguinano. Questa variante iconografica attribuisce l’immagine ad ambienti religiosi di culto cattolico, mentre in alcune versioni di scuola nordica il Cristo viene rappresentato nel suo aspetto più umano, nel momento di massima sofferenza fisica, secondo appunto le dottrine protestanti che si stavano diffondendo nella prima metà del XVI secolo che mettevano in risalto la natura umana del Cristo a discapito di quella divina.

Sul retro della tavola compare una scritta a inchiostro non del tutto decifrabile. Si riescono a rintracciare due riferimenti: 

-          il primo è a uno dei fratelli Carracci (Agostino o Annibale, seguito da una data-1585)                          

-          il secondo alle “Stanze di Raffaello” (probabile riferimento alle Stanze Vaticane)

L’iscrizione termina con una firma e una data: 1859.

Per le dimensioni e la tipologia del soggetto è ipotizzabile che quest’opera sia stata realizzata per un uso puramente privato.