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165 x 116,5 cm
Olio su tela
1600 - 1606 ca.


Scheda opera

Descrizione opera

Cristo deriso

Il giudizio critico


Il dipinto raffigurante il “Cristo deriso” è opera del periodo italiano del pittore Pieter Paul Rubens.

L’opera in questione si inserisce nel contesto del periodo che questi trascorse in Italia, al servizio dei Gonzaga di Mantova tra il 1600 e il 1606. Ma più precisamente, come questo capolavoro sia riconducibile a una importante commissione di tale periodo: la Cappella di Sant’Elena in Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Il ciclo, oggi disperso, è richiesto nel 1601 dall’Arciduca Alberto d’Asburgo, governatore dei Paesi Bassi. Il suo referente a Roma è Jean Richardot. La prima delle pale d’altare relativa doveva raffigurare Sant’Elena ed è oggi a Grasse, Museo della Cattedrale.

Nel 1602, sempre su incarico del suddetto arciduca (che di Santa Croce era stato titolare), il Richardot commissiona a Rubens la seconda pala per l’altare opposto al precedente, raffigurante un “Cristo deriso” (anche questo è oggi conservato a Grasse, nel Museo della Cattedrale) mentre la terza pala, raffigurante “L’innalzamento della Croce” è oggi dispersa e sostituita da una copia su tavola.

Le tre composizioni, in origine su tavole centinate, subirono forti danneggiamenti per le infiltrazioni di umidità nella Cappella. Per tale motivo furono più volte traslate all’interno del convento fino alla loro vendita ad un mercante inglese all’inizio del XIX secolo, poi Squibb’s Sale a Londra nel 1811.

Del ciclo sono conosciuti molti studi preparatori di Rubens, oggi pertinenti a diverse raccolte internazionali.

 Il dipinto “sub judice” presenta varianti significative rispetto alla soluzione della tavola definitiva in cui, per altro, sono compresi molti personaggi di contorno.

Le soluzioni formali attestano gli interessi linguistici del giovane artista, il quale modella lo schema del cosiddetto “Torso del Belvedere”, frammento marmoreo lisippeo, appartenente alle raccolte vaticane e risolve il complesso chiaroscuro dell’illuminazione artificiale (si noti la lanterna e le relative proiezioni sulla figura e sul pavimento) che egli ha studiato nel contesto veneziano di Tiziano e Tintoretto ma che in quegli anni romani, ha aggiornato sull’avanguardia naturalistica e drammatica del Caravaggio (Rubens deve aver avuto conoscenza de ”L’incoronazione di Spine” dipinta dal Caravaggio nel 1601-02 per Massimo Massimi).

 Concludendo reputo che questo studio sia rimasto in proprietà del medesimo artista quale “exemplum” dell’importante commissione romana. (Maurizio Marini)