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64,7 cm x 55 cm
Olio su tela
1632


Scheda opera

Descrizione opera

Maddalena che medita sulla Corona di Spine

Il giudizio critico


1) A proposito dell’opera “Maddalena dolente sulla corona di spine” non ci sono alcuni dubbi che si tratti del dipinto per il quale Guercino ha ricevuto pagamenti il 18 ottobre 1632 e il 14 gennaio 1633 dal legale di Cento Francesco Righetti di cui esiste un bellissimo ritratto che sarà offerto prossimamente in asta da Sotheby’s. In una nota pubblicata nel 1997 da Barbara Ghelfi a piè di pagina 68 del Libro dei Conti del Guercino, si propone che i pagamenti riferiscono ad un quadro già nella collezione del dott. Carlo Croce a Philadelphia. Quest’opera la cui ubicazione è attualmente ignota, è riprodotto a colori nel catalogo completo dei dipinti del Guercino di David Stone (Firenze 1991). Pare che si tratti di una derivazione di bottega, contemporanea, moltissimo variato, di una qualità piuttosto alta, ma non paragonabile all’originale. (Denis Mahon)

 

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2) A prima vista può sembrare una rappresentazione della Vergine Maria, vista la popolarità dell’immagine della Mater Dolorosa, un soggetto cavalcato fortemente dalla Controriforma. L’identificazione è incorretta comunque non solo per il volto e l’acconciatura giovane della donna, inoltre l’abbigliamento non pare essere adatto a quello di una madre che assiste alla morte del proprio figlio. Infatti la protagonista è vestita con colori accesi e brillanti. Questi sono attributi della Maddalena, che nella Chiesa cristiana è l’archetipo della penitenza: difatti era una prostituta che fu redenta dall’incontro con Gesù, di fatti la si trova spesso raffigurata abbigliata con abiti sgargianti e adornata di gioielli. Il 18 settembre 1632, Guercino riceve il pagamento di 5 scudi per una “testa di Santa Maria Maddalena” da parte del Dr. Rigetti e il 14 gennaio successivo un successivo pagamento di 21 scudi a saldo dell’opera. Lo stile dell’opera qui esaminata corrisponde perfettamente a quello di quegli anni: la ricchezza del colore è l’impasto corposo sono caratteristiche del maestro in questo momento della sua carriera. Un simile campionario di colori, con la superficie pittorica precisamente dipinta in questo modo si può trovare anche nell’opera Madonna col Bambino e il Martirio di San Giovanni e Paolo o nella Visitazione, conservati nel Musee des Agostin a Toulosa e nel Musee des Beaux Arts di Rouen. Un paio di opere che Guercino terminò1632 per i muri della Cappella Fordibelli Giroldi, nella Cattedrale di Reggio Emilia. Prima della scoperta di quest’opera, si credeva che nel 1632 nel Libro dei Conti, il pagamento menzionato qui sopra fosse riferito ad un’altra immagine della Maddalena che presenta misure simili e particolari iconografici molto vicini alla nostra. Tutt’ora c’è una certa incertezza su quale versione si riferisca veramente quella dicitura sul registro del Maestro. Inoltre non ci possono essere dubbi sul fatto che la resa del soggetto della presente opera sia più sofisticata rispetto la realizzazione de La Maddalena che contempla i chiodi della Passione: non c’è solo uno sfondo più ampio che sulla sinistra comprende un muro di pietre e uno scorcio di cielo azzurro sulla destra ma pure i panneggi sono trattati in maniera più ambiziosa. Persino le mani sono trattate con più delicatezza in questa versione rispetto all’altra così come l’immagine della corona di spine rispetto ai chiodi presenti sull’altra versione. Tutti questi elementi ci indicano quindi che la Maddalena che contempla la Corona di Spine è la versione principale fra le due. È inoltre probabile che si tratti del dipinto che Rigetti ricevette dopo il secondo pagamento all’inizio del 1633. Senza dubbio quest’opera è un’importante aggiunta all’archivio delle opere del Maestro di Cento che include alcuni squisiti passaggi di pennello specie negli abiti della Maddalena e nei tratti del volto e dei capelli. (Nicholas Turner 9 giugno 2004) 

 

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3) Questo superbo e drammatico appare di cospicuo impatto emotivo e di splendida fattura ed è certamente da collocare tra i risultati più interessanti e significativi conseguiti dal sommo pittore di Cento. Fu Nicholas Turner a riconoscere quest’opera e a identificarla come il dipinto registrato in data 18 settembre 1632 nel Libro dei Conti quale opera destinata ad un certo Dr. Rigetti. L’identificazione del Turner è da considerarsi definitiva ed egli mise in luce quel carattere di ricchezza del colore e di forte impasto della materia che caratterizzano questa fase specifica della carriera del Guercino. È una fase che potrebbe essere definita romantica, tanto appassionato e intimo appare l’impatto dell’opera sull’osservatore, a testimonianza di una personalità unica nella storia dell’arte italiana del Seicento. Interessante è la struttura della forma in un’opera come questa che tende a privilegiare l’equilibrio espressivo in modo diverso rispetto all’impostazione di Guido Reni. Tanto quest’ultimo è intimo e sensibile nella sua espressione, quanto Guercino sembra trarre la sua ispirazione dalle figure del teatro e del melodramma basate su una contenuta potenza e su di un incantevole dolcezza del sentimento. (Claudio Strinati)